“Chi fa cosa”, le riflessioni di Gennaro Ricciardiello sulle scelte culturali dell’amministrazione Pirozzi
Vorrei proporre all’attenzione dei cittadini di
Calvizzano alcune riflessioni sulle scelte “culturali” dell’amministrazione
Pirozzi.
Partiamo dall’encomiabile iniziativa dell’incontro con le associazioni sul
territorio tenutosi alcune settimane fa nella sala consiliare. Un incontro,
come si legge nella presentazione dell’evento a cura dello staff sindacale
“aperto a tutti”, quello che non si legge è “aperto a tutti, soprattutto agli
invitati”. Diciamo che il galateo non è
ai primi posti nelle priorità degli organizzatori.
Passiamo al progetto messo in campo, quello delle panchine e quant’altro da dedicare (a quanto ho capito) a glorie del
Napoli Calcio e da istallare nella quanto prima rediviva villetta in Via
Pertini dedicata a don Peppino Cerullo… e già qui qualcuno potrebbe perdersi
nella ricerca dell’attinenza tra il compianto parroco e il ciuccio calcistico. Ma
il corto circuito di questa scelta è ben più rilevante: Chi amministra una
comunità deve avere come priorità il tema dell’inclusione, l’amministrazione
dovrebbe preoccuparsi di promuovere iniziative per inculcare nelle nuove
generazioni il rispetto tra tifoserie, non privilegiarne una su tutte le altre.
Sono un tifoso del Napoli, ma provo empatia per un calvizzanese interista,
juventino, milanista ecc “costretto” a passare per le forche gaudine dell’
immaginata futura villetta di Via Pertini, forche gaudine realizzate anche con
i suoi soldi.
Tra l’altro ho letto che è già stata stanziata una somma per una consulenza
esperta per portare a termine il progetto, beh, in questo caso il consulente
esperto dovrebbe consigliare di lasciar perdere, ma non ci spero troppo... come
si dice da noi: “Acquaiuo’, l’acqua è fresca?”
Passiamo ai famosi e tanto decantati murales che dovrebbero avere come
leitmotiv la storia di Napoli o “partenopea”. Anche in questo caso ci si
prefigge di raggiungere un fine usando il mezzo che va in direzione opposta, un
po’ come voler andare a Roma prendendo il treno per Reggio Calabria. Chiarisco:
Lo scopo nobile è quello identitario, cioè fare in modo che la comunità
calvizzanese possa riconoscersi in radici comuni, ma onestamente non vedo cosa
c’entri Calvizzano con la storia di Napoli, quindi è come dire: “Siccome siamo
sprovvisti di radici identitarie, ci tocca attingere altrove”… Ma veramente non
ne abbiamo, oppure è solo pigrizia intellettuale? Per esempio, si è parlato
tanto della tradizione dei famosi pescatori di telline, pensate che immagine
evocativa sarebbe. Oppure qualcosa inerente al famigerato biscottificio…
insomma, devo fare pure gli schizzi? Sono un pessimo disegnatore!
Mi chiedo come può essere identitaria una storia alla quale possono fare
riferimento tutti i Comuni del
napoletano e campani in genere e che è propria di una città, che, con tutto
l’affetto e il senso di appartenenza possibile, ma non è la nostra.
A differenza del progetto del museo della rivoluzione partenopea, che trova
riferimenti importanti a Calvizzano, come la permanenza di Eleonora Pimentel
Fonseca, personaggio intellettuale di spicco di tali avvenimenti e soprattutto
la cattura dell’Ammiraglio Caracciolo, una generica rappresentazione
“partenopea” sarebbe una scelta generalista e rinunciataria.
Ma entriamo nel merito del titolo di queste riflessioni: “Chi fa cosa”.
In effetti, un ente comunale non dovrebbe nemmeno tanto crucciarsi di tali
questioni, perché, volendo, ne avrebbe di ben altre su cui spremere le meningi
per dare sfogo alle qualità degli amministratori e risolvere gli annosi
problemi del nostro territorio. Sullo spunto della foto correlata della sede del
Centro Culturale “Il Pilastro” di S. Maria Capua Vetere la cui sede è stata
affrescata con uno splendido murales in
occasione del 25° anniversario dalla fondazione, con chiaro riferimento alla
Capua Antica (appunto). Tali iniziative andrebbero intraprese proprio dalle
associazioni che il sindaco ha così caldamente invitato alla partecipazione.
Invece, nell’occasione dell’evento in foto, è stata l’amministrazione tutta con
il sindaco a “partecipare”. Le virgolette sottolineano un doppio significato
del termine, cioè essere fisicamente presenti, omaggiando gli organizzatori, ma
soprattutto rispettare i ruoli supportando in termini concreti tale iniziative.
In definitiva, in conclusione dell’incontro con le associazioni a cui ho
assistito da remoto, più che il tono polemico destinato agli assenti da parte
del Sindaco (a proposito del ruolo inclusivo dell’amministratore) mi sarei
aspettato l’annuncio che nel prossimo bilancio preventivo sarà stabilito un
fondo dedicato ai progetti meritori delle associazioni attive sul territorio,
così come prassi in tutti i Comuni virtuosi.
Coinvolgere le Associazioni vuol dire questo: offrire strumenti per incentivare
le competenze ad attivarsi, avendo le idee chiare sul “Chi fa cosa” e a vedere
certi mostri in gestazione, penso proprio ce ne sia bisogno.
Gennaro GB Ricciardiello, presidente associazione
“Legalità Possibile”

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